Il fiore magico - Heinz G.Konsalik - Rizzoli 1° Edizione
Molto buono - interno perfetto - quattro pagine accenno segni lettura - ingiallimento pagine e bordi - lievi tracce d'uso sovracoperta (un piccolissimo tagliettomargine inferiore) - sprovvisto tagliando prezzo. rilegato con sovracoperta - pagine 376. in questo nuovo romanzo di heinz g. konsalik, lo scenario è l'ex colonia tedesca dell'africa del sud-ovest (ora namibia), un paese sospeso tra il passato e il futuro nella sofferta, cruenta ri¬cerca della propria identità. nel travaglio della nascita di una na¬zione, ai vecchi coloni, che non vogliono e non possono accetta¬re la nuova realtà, si oppongono, in scontri spesso sanguinosi e sempre crudeli, i nativi, che in¬tendono scrollarsi di dosso il marchio iniquo dell'inferiorità, ben consapevoli delle ingiusti¬zie, dei torti e dei soprusi antichi e recenti, il cui ricordo brucian¬te alimenta più che mai l'odio così a lungo represso. al centro di questo capitolo di autentica storia campeggiano due figure: l' utopista richard oppermann, il giovane medico venuto da amburgo nell'ex do¬minio coloniale per tentare di combattere una terribile infezio¬ne, che colpisce unicamente i ne¬ri portandoli alla cecità, sco¬prendone il non ancora indivi¬duato agente patogeno che la provoca, e la sua coadiutrice di laboratorio che lo affianca in questa lotta, la splendida luba magdalena olutoni, una mulatta figlia di un comandante dei guer¬riglieri, straziata fra l'amore per il suo richard e l'amore per il suo popolo, quello degli ovambo, e pronta a sacrificarlo per il bene di entrambi: al primo, dato che il loro è un amore proibito e im¬possibile in un ambiente irridu¬cibilmente razzista, per non stroncargli la carriera e farlo mettere al bando; al secondo, af¬finché la ricerca sulla infezione che porta i neri alla cecità, già avviata su una strada prometten¬te, non si interrompa, togliendogli l'ultima speranza, forse, di es¬sere affrancato dal flagello. È un grande, avvincente roman¬zo d'amore, e al tempo stesso è il dramma di una popolazione, quella bianca, che dopo tre o quattro generazioni sente di ap¬partenere intimamente a quella terra e si trova di fronte alla do¬lorosa previsione di doverla ab¬bandonare. e intanto, alle loro spalle e non di rado a loro com¬pleta insaputa, si svolgono, sot¬terranei, i cinici e spregiudicati maneggi politico-economici dei governi occidentali, che in vista degli sviluppi futuri e ansiosi di accaparrarsi le materie prime - innanzi tutto l'uranio di cui la namibia abbonda - non esitano a sacrificare chi aveva dato tutto a quella terra.