Un leggero accento straniero (Marina Jarre)
Molto buono Corpo del libro perfetto - Sovracoperta alcune aloni di umidità visibili soprattutto all'interno - una superficiale sbucciatura angolo inferiore - piccoli taglietti agli angoli, uno riparato. Sono disponibili immagini Einaudi Rilegato con sovracoperta - pagine 440 Annotava Pavese nel suo diario di uomo e di scrittore che rimettere le mani su di un proprio racconto a distanza di tempo è sempre un'operazione rischiosa. L'arte ha una sua precisa e rigida legalità interna, alla quale nemmeno l'autore può sottrarsi. Intervenire su pagine già scritte significa spesso sovrapporvi indebitamente non solo un nuovo modo di concepire il fatto artistico, ma persino una diversa "visione del mondo", poiché romanzo romanziere non si mantengono nel tempo equidistanti, ma vivono di vita propria e autonoma, percorrono strade non di rado divergenti. Marina Jarre ha invece saputo attuare questo lavoro di revisione senza che il suo intervento venisse a turbare equilibri per loro natura delicatissimi. Il grosso romanzo "Un leggero accento straniero" pubblicato in queste settimane, dall'editore Einaudi, altro non è, infatti, che la rielaborazione di "Monumento al parallelo", uscito circa quattro anni fa e - per le sue indubbie qualità - certamente meritevole di un successo maggiore di quello effettivamente ottenuto. Ma adesso, con "Un leggero accento straniero", l'occasione che allora critica e pubblico lasciarono cadere si ripresenta, e questa volta sarà bene coglierla, tanto più che la nuova stesura si presenta notevolmente più agile e organica di quella precedente, smentendo, almeno in questo caso, l'avvertimento pavesiano. Ripercorriamo, intanto, la trama, perché Marina Jarre è una scrittrice che ha ancora vivo il gusto del racconto, della costruzione romanzesca, del disegno dei personaggi, e rifiuta la moda della pagina astratta e intellettualistica. "Un leggero accento straniero" è la storia della progressiva integrazione nell'ambiente torinese di un ex "SS" giunto nella nostra città fin dal primo dopoguerra con un falso passaporto svizzero e impiegatosi in un'impresa edile. Già questa intuizione di scegliere Torino come la città più adatta al trapianto etnico e ideologico di un ex nazista è senza dubbio significativa, recando implicito tutto un discorso su questa metropoli dai due volti, perbenista e ipocrita, esasperatamente tecnologica eppure ancora in tante cose provinciale, debitrice verso l'immigrazione, e tuttavia legata a pregiudizi di razza. Ma ciò che più conta, è che la Jarre è riuscita a trasformare questa intuizione in una vicenda concretamente romanzesca, in cui i molti significati e i diversi piani di lettura legano perfettamente con gli sviluppi del racconto. Questo si svolge all'inizio su due piani distinti. Da un lato abbiamo le confessioni in prima persona dell'ex nazista Klaus Boher, che ritorna con insistenza ai suoi inquietanti ricordi e rievoca con freddo distacco etico i crimini compiuti durante la guerra; dall'altro abbiamo un gruppo di giovani torinesi, cresciuti insieme e ormai uniti come in un "clan" da un linguaggio comune, da esoterici sottintesi, da atteggiamenti dinanzi alla vita maturati collettivamente in una reciproca attribuzione di "parti" da recitare e di etichette da rispettare. C'è il Carlin, innanzi tutto, il più intelligente e sensibile della "banda", ma corroso da una sottile nevrosi che gli impedisce di affrontare gli esami; c'è Filippo, che è l'opposto del Carlin e rappresenta il paradigma dell'efficienza non solo nello studio, ma anche nella vita di società; c'è Marianna, nota come la graziosa "vacchetta" del gruppo; e poi Daria Cohen, Maria Grazia, Gino e Patrizia, che rappresentano i due anelli attraverso cui si salderanno sempre più intimamente le vicende dell'ex nazista e quelle della "banda". Gino, infatti, diventerà socio di Boher quando questi deciderà a metter su uno studio in proprio, e Patrizia, sposandolo, ne segnerà il definitivo inserimento nella società torinese. Parallelamente si sviluppa la storia dell'amore tra Daria e Filippo, che domina tutta la seconda parte del romanzo [...]