J. M. Coetzee - Il maestro di Pietroburgo
Edizioni Donzelli, p. Nuovo Coetzee su Dostoevskij, ma verrebbe da dire Coetzee come Dostoevskij. Un drammatico episodio della vita del grande scrittore russo diventa in questo romanzo l'occasione per un raffronto serrato di scritture, di sensibilità, di filosofie di vita. è l'ottobre del . Dostoevskij, esiliato a Dresda, rientra a Pietroburgo sotto mentite spoglie per ricostruire la fine del suo figliastro Pavel, morto in circostanze oscure. Attraverso gli oggetti del ragazzo, la valigia, il vestito, lo scrittore cerca un impossibile e disperato scambio tra morte e vita, in un intreccio di lutto e identificazione. Ma dalle cose del ragazzo sono state prelevate le carte, forse anche un romanzo. La polizia indaga sui legami intercorsi tra Pavel e un gruppo di «ribelli». è per recuperare quelle carte che Dostoevskij si trattiene a Pietroburgo, dove intanto serpeggia la rivolta, fomentata dall'organizzazione clandestina e terroristica di Necaev, figura metaforica del nuovo che aspira a distruggere il vecchio, ma anche del figlio che vuole uccidere il padre. Lo scrittore cade allora in una rete di sensazioni contraddittorie. Oltre al dolore per il figlio morto lo tormentano una strana forma di epilessia, l'attrazione che prova per la padrona di casa e persino per la figlia adolescente di lei, il desiderio di rimanere in Russia e il bisogno di tornare all'esilio di Dresda. Sullo sfondo, una Pietroburgo torbida e segreta, percorsa dalla ferocia dei ribelli e dal freddo cinismo del potere zarista. Il maestro di Pietroburgo di Coetzee restituisce con forza e originalità narrativa la voce e il volto a quei personaggi inquietanti e sinistri, a quei «demoni» che hanno perseguitato la vita e la fantasia del grande scrittore russo e che suscitano anche in queste pagine un nuovo, invincibile tremore.