dom perignon rosè
la massima espressione di questo grande champagne nonché la più affascinante dimostrazione delle sue eccezionali capacità di maturazione. Richard Geoffroy Dopo aver varato il "Programma 1/4 nothèque" nel , Richard Geoffroy lo estende anche ai Rosé 10 anni più tardi. Facendo nuovamente centro. Ma, stupendo un po' tutti, esattamente dieci anni più tardi il geniale Richard concede il bis estendendo il programma anche al Rosé. D'altronde, a pensarci bene, anche il Dom Pérignon in rosa sa magnificarsi con il passare del tempo (ho ricordi incantevoli di un ...), quindi la declinazione come 1/4 nothèque (che, è bene puntualizzare, non è un mero dégorgement tardif, ma lo champagne nella sua seconda plénitude, ovvero il raggiungimento di una nuova fase di eccellenza dopo essere rimasto sui lieviti) dovrebbe essere ancora più coinvolgente. E lo è: ritengo il Dom Pérignon 1/4 nothèque Rosé (il primo della serie lanciato a febbraio , con dégorgement ) uno dei tre migliori rosé di sempre, insieme al Cristal Rosé e al Veuve Clicquot Vintage Rosé . Poi, però, sul finire dello scorso anno, ecco arrivare in sordina il Dom Pérignon 1/4 nothèque Rosé , secondo della serie. In sordina perché stavolta le bottiglie sono state ancora meno (parliamo di alcune decine per l'Italia) e l'annata non è certo da ricordare, ma in casa Dom Pérignon e Moët & Chandon è stata, invece, non solo millesimata, ma ha anche dato vita all' 1/4 nothèque nella prima e al Grand Vintage Collection nella seconda. E, a suo tempo, pure al Dom Pérignon Rosé, che oggi Richard ripropone in questa straordinaria declinazione, frutto del 54% di Pinot Noir (di cui circa il 20% in rosso) e 46% di Chardonnay. Dom Pérignon Due anni dopo l'eccezionale , il Dom Pérignon 1/4 nothèque Rosé torna con l'annata , in generale non ottima, ma non in casa DP, dove invece ha dato vita prima al Vintage, poi al Rosé, più tardi all' 1/4 nothèque e ora pure a quest'altro grande champagne